Sonego di una notte di mezza estate

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Dimensioni (cm):

200

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70

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Da bambini si gioca contro il muro, per affinare la tecnica e prendere il ritmo. Di sicuro anche Sonego, il tennista che gongola nella fatica, l’avrà fatto spesso e volentieri. Con l’idea di mollare un attimo dopo: se la parete la ribatte indietro, per definizione, vuoi vedere che lui, ancora piccoletto, riusciva a farlo una volta in più? A costo di prendere a calci la palla piccola e gialla. Con i piedi, d’altra parte, il moro tifoso del Toro aveva cominciato a costruirsi una strada lastricata di scatti sulla fascia, rigorosamente granata, e palloni da crossare in mezzo all’area. Finché alle scarpette, quelle coi chiodi sotto, ha preferito la racchetta. Con le spalle ancora strette e la voglia, quella decisamente larga, di ballare sui ring del tennis, con le righe che paiono corde di un vecchio ring. Sognando, anche in mezzo all’estate, stesso vizio di Shakespeare, di incrociare sul percorso, a cavallo tra epoche, l’uomo capace di farsi all’occorrenza sul serio muro, in carne e ossa: Bjorn Borg, la leggenda di ghiaccio. Con la rete in mezzo a fare da specchio, per vedersi riflesso persino più solido di quello che Lorenzo, detto Sonny, sul serio è. Non gli mancano battuta e dritto, e non gli fa difetto la capacità di lotta: un patchwork di perseveranza e corsa, passione e forza d’animo che gli consentono sempre di trascinare la gente dalla sua parte. E non è poco. ElleEsse, come la griffe che porta il passato del tennis nel presente, ma qui come Lorenzo Sonego, scritto a mo’ di cifre sulla camicia, fa parte di quest’età dorata del tennis italiano. Non ha la potenza di Berrettini, non ha il ghiaccio nelle vene di Sinner, non ha la grazia di Musetti, ma devi batterlo almeno tre volte prima di prendergli una partita. Dal palcoscenico di Davis a quello di Roma, esaltare i cuori gli viene benissimo. È il classico attore da Campo Pietrangeli, per intenderci. Un toro italico al Foro Italico, capace di incassare e ribattere senza mai gettare la spugna. Perdere sì, ma solo ai punti. Andare kappao non fa parte del suo modo di stare al mondo. Il tennis non lo spezza: Lollo ha svoltato trovando l’equilibrio tra la le botte da prendere e quelle da dare: ok remare, usando il gergo dei maestri di tennis, ma sempre contrattaccando, persino da lontano. Sospinto da un’unica infinita missione: l’urgenza di resistere, a tutti i costi. Adattandosi alle superfici con l’elasticità di chi adora casa propria, le vie di Torino, nato a due passi dallo stadio del granata, e anche per questo abituato alla “Maratona”, ma allo stesso tempo non perde la voglia di girare il mondo. Con la racchetta a fare da passaporto.