Storytennis è il frutto magico di un doppio artistico molto ben assortito, nato qualche tempo fa un po’ per caso nel centro di Roma. Una storia di immagini e parole: connesse, incastrate, attaccate, persino strappate. Un viaggio, quasi senza fine, verso la costruzione di un universo fatto di mondi un po’ accostati e un po’ sovrapposti: il tennis, l’arte, il cinema ma pure molto altro.

La parola d’ordine è una sola: molteplicità. Questo è un diario della racchetta che, pagina dopo pagina, si avventura in territori mai battuti prima, fedele alla sfida per cui è nato: raccontare il tennis come fosse anche qualcosa d’altro. Piazzando colpi di scena qua e là, al ritmo affascinante delle composizioni jazz, guizzi puri e improvvisati, senza seguire uno spartito vero e proprio. Come nella vita delle persone e come nello sport delle palle di feltro giallo, pianeti mica così distanti fatti di vicende che spesso entrano da un canale e escono da un altro, magari inatteso. C’è la manualità e c’è la materia, delle immagini come delle parole. C’è la creatività, di chi crea e di chi scrive. Ci sono le combinazioni pazze e le contaminazioni positive. Succede che Panatta voli come Mary Poppins a caccia della sua Veronica, accade che gli eroi della Coppa Davis diventino un “Quartetto c’era”, capita che Federer rubi il tempo agli avversari assumendo le sembianze di un Diabolik tutto bianco. Ce n’è per tutti i gusti, insomma: dai tennisti old a quelli young, dalla coppia Pietrangeli/Pericoli -quelli della dolce vita -  al nuovo fenomeno Carlos Alcaraz. Storytennis è una sfida appassionante affrontata con amore: “love is just a tennis score”, d’altra parte. Uno slalom molto artigianale tra fotografie, prima da scegliere poi da elaborare, e lettere, prima da cogliere poi da affiancare. Fa nulla se a nascere è prima il testo o prima l’opera: di sicuro uno è legato all’altra da una sorta di nastro, bianco e teso come il net della rete da tennis. La tecnica si chiama ricollage e affonda le sue radici nei famosi décollage di Mimmo Rotella, artista noto per la capacità di trasformare i manifesti in veri e propri pezzi da museo. Ogni collage digitale firmato Brivido Pop, stampato su tela e montato su telaio, è una copia resa unica da quel numero imprecisato di coriandoli irregolari rimediati qua e là e applicati ad arte sulla tela stessa. Sono quadri speciali che nascono da colpi speciali, schiaffi al volo o smash aerei, tutte soluzioni che emozionano lo spettatore e seducono il tennista stesso. Gesti bianchi oppure curiosi che hanno permesso ai nostri eroi di conquistare il mondo o male che gli è andata di averlo ai loro piedi. Idee alle volte estreme che solo i campioni sanno trasformare in realtà e solo gli osservatori attenti riescono a catturare e rendere tesoro. Il dritto a uncino di Nadal si porta dietro Marlon Brando in versione Fronte del porto, i tuffi di Becker rimandano a Semola con la sua spada nella roccia. Non mancano i rovesci proletari di Borg e Djokovic e i servizi segreti di McEnroe e Serena Williams. Senza dimenticare l’ampia selezione di facce meritevoli: da Maria, intendendo la Sharapova, accompagnata da una bella schiera di “amiche” bionde, a quei fotomodelli di Berrettini e Fognini: gente molto forte e molto bella. Sfogliare questo book equivale a lasciarsi sprofondare in terre, spesso rosse, decisamente incognite, rischiando di rimanere felicemente intrappolati dentro combinazioni, persino provocatorie, che afferrano l’osservatore senza lasciarlo andare. Una vera e propria apocalisse di immagini, tra espressioni definitive e gesti eclatanti, un gioco artistico fatto di pochissime regole e zero limiti. Un brivido, pop, lungo cinque set. Come nei tornei dello Slam, anzi meglio.

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Matteo Renzoni

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