Veronica (senza di te)

Prezzo:

 2.500,00 €

Dimensioni (cm):

156

x

86

Copia:

/5

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Lo sapevano tutti che la palla sarebbe finita lì, incrociata e stretta, eppure nessuno la prendeva. Sempre la stessa trama, ogni volta che Panatta si alzava verso il cielo per acchiappare una palombella che sembrava averlo superato. Chi la veronica di Panatta non l’ha mai vista, nun pò capi’. Dentro quel colpo c’è tanto di una Roma che nel tempo ha finito per perdersi un po’. È guascona e godereccia la volée dorsale di Adriano, ma finisce che la perdoni per quant’è bella e per la storia che si porta dietro. L’arte di arrangiarsi del quartiere Flaminio, quello di una volta, la nobiltà acquisita di Ponte Milvio, nella versione più recente, con il Foro Italico che sta nel mezzo. Stazione di partenza di una locomotiva che nei Settanta ha trainato il tennis facendolo diventare tennis and friends: lo sport di tutti. Se i bambini adesso vogliono essere come Alcaraz, ai tempi della veronica non c’erano dubbi: chi cominciava a giocare sognava un futuro da Panatta. Dreaming Adriano, insomma. Nel suo gioco c’erano equilibrio e magia, poteva permettersi di colpire persino con il manico della racchetta in quanto a manualità. La sua veronica, passionale e travolgente, scaldava l’arena. Adriano andava su,leggiadro come Mary Poppins ma senza l’ombrello. Fino all’attico con vista Fori Imperiali, lasciando gli altri al piano terra. Con la spocchia adatta a fare le cose in maniera diversa da come le fanno tutti. Al suo orecchio il tennis faceva sempre “pof” e rimbalzava lontano dall’ossessione per la vittoria. Anche per questo sono arrivati i trionfi, i più importanti concentrati nel mitico ’76, anno in cui Panatta valeva come il Colosseo. Dai pini di Roma al Cile di Pinochet, passando per Parigi. Come avere la febbre, di sabato sera, al Moulin Rouge. Uno spettacolo spettacolare. Il trionfo agli Internazionali, la Coppa dei Moschettieri, la Davis delle magliette rosse. Terra molto battuta. AP scendeva in campo visitato da una sorta di tranquillità cosmica e faceva vibrare tutta Roma in diagonale: da Monte Mario a San Giovanni, dall’angolo alto di sinistra a quello basso di destra, il verso della veronica. Un gesto con l’elica dentro che gli gonfiava il petto, un classico del pensiero applicato alla racchetta. Di quel mito all’opera esistono solamente fotografie analogiche, di una pasta morbida e dai contorni temperati. Esattamente come il suo colpo di scena preferito. Con la mano sinistra, dopo l’esecuzione, Adriano rimetteva in ordine il suo ciuffo da copertina. Un modo di scansare i capelli rimasto intatto nel tempo, anche oggi che Panatta la veronica non la gioca più. Ci si stanca di tutto con gli anni, persino della gioia che ha fatto parecchio rumore. Rimane dentro alle foto che ti guardano, costrette nelle loro cornici. Raccontano una vita ricca di cose fuori dall’ordinario, a partire da quella volée spalle al mondo. Unica vera soluzione di fronte a qualsiasi perché.